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JESSICA BASSO
Arte Multimediale Musicoterapia Laboratori
MCM_frammenti
pictures from
"Fragments d'un discours amoureux"
by Roland Barthes
il minimo comune multiplo dell'universo
↪ love is not a feeling
MCM_frammenti finds its roots in the work of Roland Barthes "Fragments d'un discours amoureux". A personal investigative process that goes through emotional experiences during the phase of falling in love. These experiences are the same we live in every human contact, in a world where the relationship is the beginning of evolution. MCM_frammenti focuses attention on that "self" who is the other, and the other can be any living element. We live in a time of balance, we can choose whether to make this leap or to go back, building walls. The look, the acceptance, the meeting, the "I-love-you" of Barthes, are accessible ways and natural resolutions that can be enjoyed precisely through this internal transformation, going through the emotions that pervade us and recognizing them. When we get to know ourselves and we no longer fear who we are, we will no longer be afraid to let the other come in our world. The true human evolution.
io-ti-amo
_vie d'uscita_ 1. [..] ogni soluzione viene inesorabilmente rinviata alla sua idea - vale a dire a un essere verbale; di modo che alla fine, essendo linguaggio, l'idea di soluzione si conforma alla preclusione di ogni via d'uscita: il discorso amoroso è in un certo qual modo uno sbarramento delle Vie d''uscita. | _vie d'uscita_ 3. [..] sono intrappolato perchè cambiare sistema è al di fuori della mia portata: sono fregato due volte: prima, all'interno del mio proprio sistema, e poi perchè non posso sostituirlo con un altro. |
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_vie d'uscita_ 3. [..] Per uscire bisognerebbe che io uscissi dal sistema -Se non fosse che è nella natura del delirio amoroso il fatto di passare, di scemare da solo, nessuno e niente potrebbe mai porvi fine. | _mutismo_ 2. [..] la relazione d'affetti è una macchina precisa; la coincidenza, la giustezza, nel senso musicale della parola, sono fondamentali al riguardo; ciò che è sfasato è di troppo: la mia parola non è propriamente un cascame, ma piuttosto una giacenza: ciò che non trova consumo immediato e va al macero. |
_catastrofe_ [..] Può una fra le più inconcepibili atrocità della storia essere confrontata a un incidente futile, infantile, sofisticato, oscuro, capitato a un soggetto che vive una vita comoda e che in definitiva è semplicemente vittima del proprio immaginario? | _risonanza_ 4.[..] la pratica zelante di un ascolto perfetto [..] io ascolto completamente, in stato di totale coscienza: non posso impedirmi di sentire tutto, e ciò che mi fa male è la purezza di questo ascolto: chi potrebbe sopportare senza soffrire un senso molteplice e tuttavia purificato da ogni rumore? [..] in me chi parla è l'orecchio. |
_corpo_ 1. [..] questa osservazione viene condotta in maniera fredda e stupida; sono calmo, attento, come se fossi davanti a uno strano insetto di cui improvvisamente non ho più paura. | _corpo_ 1. [..] scrutare vuol dire frugare: io frugo il corpo dell'altro, come se volessi vedere cosa c'è dentro, come se la causa meccanica del mio desiderio si trovasse nel corpo antagonista. |
_vagare_ 2. […] (di amore in amore io vivo degli istanti verticali) | _vagare_ 2. […] (visto che l’assoluto non è più costretto ad essere unico) |
_vagare_ Benché ogni amore sia vissuto come unico e benché si respinga l’idea di ripeterlo altrove in futuro, a volte il soggetto coglie dentro di sé una specie di diffusione del desiderio amoroso; esso allora capisce di essere destinato a vagare da un amore all’altro fino alla morte. | _suicidio_ 1. Quello che cupamente vagheggio è una frase, soltanto una frase, ma alla quale un niente basta a distogliermi: “e l’uomo che, per tre quarti d’ora, non aveva pensato ad altro che a porre fine alla propria vita, era già salito su una sedia per cercare nella sua biblioteca il catalogo degli specchi di Saint-Gobain” [Stendhal] |
_pazzo_ 3. Da cent’anni a questa parte si ritiene che la follia (letteraria) consista in questo: “io è un altro”: la follia è un’esperienza di spersonalizzazione. Per me, soggetto amoroso, essa è invece esattamente il contrario: ciò che mi rende pazzo è il fatto di diventare un soggetto, di non potermi impedire di esserlo. Io non sono un altro: questo è ciò che constato con sgomento. […] Io sono indefettibilmente me stesso, e in ciò risiede la mia pazzia: io sono pazzo perchè consisto. | _sprofondare_ 1.[..] la stessa crisi di avvilimento, ma questa volta determinata dalla felicità, mi coglie. Così, certe volte, l’infelicità o la gioia calano su di me senza che ciò provochi alcun fermento: non c’è più alcun pathos: sono dissolto, non disgregato; cado, affondo, mi squaglio. Questo pensiero sfiorato, tentato, appena toccato (così come si tocca l’acqua col piede) può ritornare. Esso non ha niente di solenne. La dolcezza è esattamente questo. |
_fading_ 6. Niente di più straziante che una voce amata e stanca: voce estenuata, rarefatta, per non dire esangue, voce che viene da in capo al mondo, che va ad inabissarsi in remotissime acque fredde: essa sta per scomparire, così come l’essere stanco sta per morire: la stanchezza è l’infinito, la cosa che non finisce di finire. | _fading_ 5. Il fading dell’altro è racchiuso nella sua voce. La voce sostiene, rende leggibile e per così dire realizza l’evanescenza dell’essere amato, poichè è alla voce che tocca morire. L’esenza della voce è ciò che in essa mi strazia a forza di dover morire, come se essa fosse già subito e non potesse mai essere altro che un ricordo. Questo essere fantasma della voce è l’inflessione. L’inflessione, attraverso cui ogni voce si definisce, è ciò che in questo momento sta tacendosi, è quel punt |
_fading_ Prova dolorosa con la quale l'essere amato sembra sottrarsi a qualsiasi contatto, senza neppure rivolgere questa indifferenza enigmatica contro il soggetto amoroso o pronunziarla a beneficio di chiunque altro, sia questo il mondo o un rivale. | _nascondere_ 2. Sono coinvolto in un doppio discorso da cui non posso uscire. Da una parte, mi dico: e se l’altro, per qualche particolare disposizione della sua struttura, avesse bisogno della mia domanda? Non potrebbe allora giustificarsi il mio abbandono all’espressione letterale, al dire lirico della mia passione? L’eccesso, la follia, non sono forse la mia verità, la mia forza?[..]Non sarebbe perciò meglio, proprio perchè lo amo, nascondergli quanto lo amo? |
_angoscia_ 2. Lo psicotico vive nel timore del crollo (di cui le diverse psicosi non sarebbero altro che le difese). Ma «la paura clinica del crollo è la paura d’un crollo che è già stato subito (primitive agony) e vi sono dei momenti in cui un paziente ha bisogno che gli si dica che il crollo la cui paura mina la sua vita è già avvenuto». Lo stesso avviene, a quanto sembra, per l’angoscia d’amore: essa è la paura di una perdita che è già avvenuta, sin dall’inizio dell’amore. |
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